Perché i Disturbi Alimentari
Pochi giorni fa, il 15 marzo, c’è stata la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, giornata dedicata ai disturbi alimentari come anoressia, bulimia, obesità, e tutti gli altri disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Il simbolo del Fiocchetto Lilla è nato in America circa 30 anni fa ed è diventato simbolo della lotta contro i Disturbi Alimentari conosciuti anche con l’acronimo DCA.
I Disturbi Alimentari meritano attenzione, cura e rispetto da parte delle persone e della società intera perché ad oggi rappresentano una patologia molto diffusa. Circa 3 milioni di persone in Italia soffrono di disturbi alimentari e spesso l’insorgenza è nel periodo dell’adolescenza e sempre più l’età media di insorgenza si sta abbassando toccando anche molti bambini.
La larga diffusione di questi disturbi porta a interrogarsi sul perché di queste patologie, come mai i disturbi alimentari sono così diffusi?
Intanto bisogna andare a vedere cosa sono i disturbi alimentari.
Che si tratti di anoressia, bulimia, obesità o altre forme di disturbi alimentari, l’aspetto cruciale è che non si tratta solo di semplici disturbi della nutrizione, legati a una problematica di peso corporeo. La questione non riguarda l’assunzione adeguata del quantitativo corretto di calorie e l’educazione alimentare.
I disturbi alimentari non si curano solo attraverso il corpo, l’assunzione di cibo, il conteggio delle calorie o attraverso un training di educazione alimentare dove si insegnerebbe alle persone a mangiare correttamente. Agire solo su questi aspetti rischia di far girare a vuoto la cura, generando frustrazione e senso di inadeguatezza in chi soffre di disturbi alimentari.
Allora perché i disturbi alimentari sono così diffusi?
Prima di tutto i disturbi alimentari rappresentano un messaggio cifrato che il soggetto invia al proprio Altro familiare. Chiaramente non è un messaggio cosciente, il soggetto non è consapevole di cosa il suo disturbo rappresenti.
Il cibo non è esclusivamente un oggetto che nutre il corpo e che serve alle sue funzioni vitali. Non basta che il soggetto sia consapevole di quali strategie mettere in pratica per un’alimentazione sana e corretta, o presunta tale. Questo è alla base dei numerosi fallimenti delle diete che non tengono conto dell’aspetto emotivo e relazionale intrecciato ai disturbi alimentari.
Il cibo è simbolo di un legame profondo con l’Altro in particolare con l’Altro materno. Il rifiuto del cibo o il suo consumo esagerato sono tutte pratiche che rispondono a una logica inconscia più profonda e che segnalano un problema prima di tutto dal punto di vista relazionale.
Per questo è importante lavorare sulla storia e sulle relazioni familiari di chi soffre di disturbi alimentari. Solo un approccio integrato che contempli anche la psicoterapia psicoanalitica può permettere un reale cambiamento e superamento dei disturbi alimentari.
L’efficacia della psicoterapia psicoanalitica nel trattamento dei disturbi alimentari sta nel fatto che vengono affrontati come dei disturbi della relazione. C’è un messaggio rivolto all’Altro che viene veicolato dai disturbi alimentari, e a questo messaggio va dato un posto. Questo messaggio non va ignorato o rimosso il prima possibile, ma va accolto e va ascoltato.
Soprattutto gli adulti arrivano a fare una psicoterapia psicoanalitica dopo anni di convivenza coi disturbi alimentari, spesso stanchi e sfiduciati da ripetute diete andate male. Solo un lavoro sulla propria storia può permettere una reale trasformazione della vita e una risoluzione di disturbi alimentari spesso cronicizzati.