Il mito della supermamma
Attorno alla maternità si addensano molti ideali, aspettative, modelli che puntano a una certa immagine di perfezione della madre. Questi modelli finiscono per schiacciare le neo-mamme, divise tra il volersi conformare al modello della “brava mamma” e la distanza che sentono nel quotidiano rispetto a tale modello.
Questa distanza fra l’esperienza della maternità nel quotidiano e quello che “dovrebbe essere”, rischia di alimentare un malessere nelle neo-mamme che se non riconosciuto, può portare a vissuti depressivi e ansiosi, o anche a scatti di rabbia e nervosismo per sentire tutta la fatica e l’impossibilità di non corrispondere al presunto modello ideale.
Vediamo più da vicino quali sono le principali aspettative sulla maternità di molte donne prima di accedere a questa esperienza.
Prima di tutto c’è l’idea che diventare madre sia un’esperienza fatta solo di cose belle, di gioia, gratitudine, e che è assolutamente intollerabile provare sentimenti contrastanti o che non vadano nella direzione della piena felicità.
C’è il falso mito che vede nella maternità l’apice di realizzazione per la donna, momento di una gioia senza sbavature e senza scarti. Tuttavia è assolutamente legittimo che non sia così, che una donna possa sentire il bisogno di avere dei momenti per se stessa, e che non possa sentirsi felice sempre.
Un altro falso mito riguarda l’idea di poter continuare la vita precedente, quella prima della maternità. L’idea di rimanere uguale a prima e che la vita resti simile a quella precedente.
Molte mamme si trovano completamente spiazzate di fronte a questo cambiamento e spesso dicono come avrebbero voluto sapere prima di tutti gli sconvolgimenti che avrebbero affrontato. Non che questo le avrebbe fatte sentire più preparate, ma quantomeno si sarebbero sentite meno inadeguate e sole, convinte di essere le uniche a sperimentare un senso di estraniamento e anche di vacillamento in cui si sentono completamente diverse da prima.
La maternità è un importante momento di passaggio e cambiamento per una donna che deve adattarsi a nuovi ritmi e spazi, per continuare a far esistere la donna nella madre, senza arroccarsi in una delle due posizioni. Servono flessibilità, spirito di adattamento e anche un pizzico di creatività.
Ma soprattutto tanta pazienza: la pazienza di darsi il tempo di assestarsi su nuovi ritmi e di trovare nuovi equilibri per se stesse e per la famiglia.
In questo tempo di assestamento le neo-mamme possono sentirsi sole e poco supportate. Spesso si sentono lontane dalle amiche che non hanno ancora figli e che stentano ad accorgersi delle difficoltà della neo-mamma. Le stesse mamme a volte si sentono lasciate sole anche dalla amiche mamme che sono troppo prese dalle loro vite indaffarate o che invece di condividere con la neo-mamma le proprie difficoltà, le mostrano un quadro di perfezione, alimentando quel senso di solitudine e insieme di inadeguatezza in cui molte mamme si trovano.
Un altro falso mito riguarda infatti l’idea che la supermamma esista davvero: le neo-mamme la ritrovano ovunque, nell’amica perfetta, nella vicina organizzata o nel mondo virtuale dei social in cui spesso è tutto un mostrare quanto la vita di ciascuno sia meravigliosamente impeccabile.
Ma tra tutti i falsi miti, quello più antico e difficile da sradicare riguarda il famigerato “istinto materno”, quello secondo il quale tutto avviene da sé, naturalmente, che non c’è bisogno di sapere nulla perché tanto ci sarà l’istinto materno a guidare la neo-mamma.
Niente di più sbagliato e fuorviante: la cosa più grave che spesso l’istinto materno viene chiamato in causa durante i corsi pre-parto, proprio quei corsi a cui accedono la maggior parte delle future madri, specie quelle al primo figlio, e che spesso si sentono spiazzate quando alla nascita del proprio figlio, non sentano da nessuna parte questo istinto materno.
Saremmo guidati dall’istinto se fossimo degli animali ma in quanto essere parlanti, tutte le esperienze della vita sono filtrate dal linguaggio e dalla storia che ciascuna madre si porta dietro.
La maternità è un’esperienza che risveglia nodi della storia soggettiva, spesso sepolti e dimenticati, che riemergono con grande forza, a volte del tutto inaspettata.
Una neo-mamma può sperimentare vissuti che mai avrebbe pensato di provare, frutto da un lato delle difficoltà di adattamento alla nuova vita da mamma dall’altro a tutta una serie di fantasmi e cicatrici che l’esperienza della maternità può andare a toccare.
Le neo-mamme possono vedere tradite le loro aspettative di maternità perfetta tutte le volte che si sentono inadeguate come mamme perché si sentono distanti dai modelli di supermamma che ovunque spopolano. O tutte le volte che si sentono sole, che sentono di aver perso la loro vita di prima, la loro libertà.
Molte mamme possono trovarsi a desiderare di volere indietro la loro vita di prima e insieme a questo provare un fortissimo senso di colpa.
È assolutamente legittimo che una madre possa sperimentare questi sentimenti contrastanti e che la fanno sentire molto distante dal mito della supermamma. Questo rende ragione di come tutti questi miti siano solo dei falsi miti, e che in realtà una mamma che non si sente sempre felice e che può provare sentimenti ambivalenti e contrastanti, resta una brava mamma, una mamma che vuole bene al proprio bambino ma che allo stesso tempo è abitata da un desiderio che non si soddisfa interamente nell’essere tutta madre.
Questo in realtà è un elemento prezioso e che aprirà alla possibilità anche per il bambino, una volta cresciuto, di avere a che fare con una mamma la cui vita non ruota solo ed esclusivamente attorno a lui, ma una mamma che ha anche altri desideri, sogni e ambizioni oltre appunto la vita del figlio. Questa è una lezione preziosa che alleggerisce anche la vita del figlio dal peso della responsabilità di avere a che fare con una madre la cui vita si realizza solo ed esclusivamente nella maternità.